Immagine astratta con linee nere e rosse che formano una figura centrale simile a un albero o un neurone, con un effetto di esplosione o disperso.

 chi sono

Rappresentazione di radici e terra in colori rosa e nero.

Vincenzo Elefante

Non parto da un’immagine definita, ma da una necessità.
L’opera prende forma attraverso stratificazioni, segni e materiali diversi.
La memoria non è citazione, ma una presenza viva nel mio lavoro.

Dichiarazione di poetica

Sono un artista visivo.
Il mio lavoro nasce dall’ascolto della materia e dall’intuizione del gesto.
Attraverso pittura e collage cerco un equilibrio tra istinto, memoria e forma, lasciando che ogni opera trovi autonomamente il proprio significato.

La ricerca

La mia ricerca nasce dal rapporto diretto con la materia.
Colore, segno e frammenti del passato diventano strumenti di indagine interiore.
Cerco un equilibrio tra istinto e costruzione, tra caos e armonia.

  • Sette colori dello Yunnan Chaoyang District 798 Pechino - Cina 2021;

    Invito per 12 artisti da parte comune della città di Luxi, contea di Yunnan, Cina,

    nell’antico villaggio costruito 2000 anni fa con mattoni di fango e paglia ancora

    abitato; Museo di Luxi, 2018;

    Museo di Quanzou Fujian, 2016;

    Maestri di Brera per l’unità d’Italia: Ambasciata Italiana a Lima, Istituto di cultura

    di Lima, in Perù; Ambasciata Italiana a Pechino, Istituto di cultura Pechino Cina;

    Ambasciata Italiana di Caracas, Mac arte contemporanea, Caracas, Venezuela,

    2012;

    Ambasciata Italiana a Il Cairo, Museo di Arte Moderna de II Cairo, Egitto, 2011;

    Casa della Divina Bellezza, Forza d’Agrò, Taormina, a cura G. Agnisola, 2011;

    Museo Archeologico di Santa Maria C. Vetere, Mitra sol invictus, a cura di G.

    Agnisola, Santa Maria Capua Vetere (CE) 2010;

    Nel Convivio delle differenze, Convegno interna-zionale-Pontificia Università Urbaniana,

    Città del Vaticano (Roma); Installazione verso la luce, 2007;

    Scambio culturale Messico-Italia, Omaggio a Frida Kahlo, Coahwila, (Messico)

    2007;

    Artisti per la seta alla Villa Rufolo di Ravello, a cura di Jolanda Capriglione, 2001;

    Columbus Centre Toronto (Ca-nada), 1999; Arsenali Navali di Amalfi, 1997;

    Museo Multipolare della Scienza e dell’Arte, Roma,1995;

    28° Premio Internazionale, Museo d’Arte Contemporanea, Montecarlo, 1994;

    Chiesa del Carmine, S. Agata dei Goti (BN), 1994;

    Giardini in Amore, a cura di F. Solmi, Bologna,1991;

    Poetica Politica, Belvedere di San Leucio, Caserta,1991;

    Expo-Arte di Bologna, 1989;

    Colloqui con l’Angelo a cura di F. Solmi, Valva (SA),1989;

    I celebranti della tomba di Orlando, a cura di F. Solmi, Palazzo La Penna, Perugia,

    1988;

    Expo Bologna e Bari, I Celebranti di Orlando al Prato dei miracoli, a cura di F.

    Solmi, Pisa; Non Invano, a cura di F. Solmi, Palazzo Lanfranchi, Pisa; Del Far

    Cortese Galleria L’Ariete, a cura di F. Solmi, Bologna; Disegno Campania ‘88, a

    cura di E.Crispolti, Morcone (BN),1988;

    Arte e Pace, a cura di F. Solmi, Bisceglie (BA),1987;

    Galleria “Salammbo”, Parigi, 1987;

    Mare, premio Michetti, a cura di E.Crispolti,1986;

    Seeta/ Internazionale Kunstbiennale Aarau, Svizzera, 1985;

    Prima Biennale Internazionale di Grafica a cura di G. di Genova,1985;

  • Dopo tanti anni durante i quali l’illuminismo, il materialismo e, recentemente, il consumismo

    hanno imperato su tutto, solo alla fine del secondo Millennio ed all’avvicinarsi

    del Giubileo è rifiorita una religiosità profonda da tempo sopita che, scardinando

    le posizioni precedenti e gli illusori riferimenti, sta imponendo ovunque la

    sua legge; in effetti, il patrimonio culturale dell’area, alla quale l’Italia appartiene,

    è incentrato su valori radicati che prendono principalmente l’humus dalle religioni

    presenti e, in particolare per quanto riguarda la nostra nazione, dal Paganesimo e

    dal Cristianesimo, e danno origine al campo fitto delle tradizioni popolari. Un artista

    “mediterraneo quale Enzo Elefante vive intensamente questa realtà e non ne

    può prescindere; egli, che ha sempre subito l’incanto di ogni traccia del passato

    della sua terra, ricca di storia e di tradizioni, nella sua ricerca dell’intima essenza

    di ciò che è parte di noi riesce a recuperare frammenti dalla spiccata religiosità

    per lanciarsi liberamente in liriche evoluzioni. Le sue opere, quindi, prendono lo

    spunto quali elementi fondanti di un rinato misticismo dalle reliquie del passato

    (grossolane tele grezze di iuta e stoffe ornate tipiche dell’800, legni corrosi dal

    tempo, chiodi arrugginiti dalle forme ormai desuete, tutti componenti di tradizione

    e di cultura popolare) e dalle citazioni mitologiche, per offrire una nuova visione

    che proietti l’uomo verso il divino. In effetti, delle reliquie, presenti in tante sue

    opere, Enzo Elefante ha progressivamente preso coscienza e ne ha fatto il punto

    di partenza per questa mostra; e, se da un lato non mancano riferimenti all’età

    classica, con “Bacco e la baccante” e gli altri miti, ben più potente risulta il suo

    lavoro quando ad ispirarlo in chiave cristiana sono angeli, demoni e puttini, Vita-

    Morte-Amore, spiritualità e trascendenza. Elefante inserisce sempre una chiave

    per oltrepassare il visibile alla ricerca del trascendente insito in noi; sono elementi

    “reali” affioranti dal passato ad indicarci la via (l’aspersorio, un libricino dei morti,

    alcune chiavi antiche, la radice contorta di legno, …), in contrapposizione ai “falsi

    reali”, perché illudono e deludono, quali la televisione ed il telefonino. Le opere

    bidimensionali si alternano a quelle tridimensionali quasi ad accogliere tutto il visibile.

    Particolarmente significativa è quella composta da una tela rappresentante

    Cristo con le braccia aperte come se fosse inchiodato su una croce che manca,

    seguita da una vera croce di legno ed un cuscino soffice che reca tre chiodi antichi.

    Quindi, uso spregiudicato di tecniche pittoriche e scultoree e l’inserimento di

    frammenti – reliquie al fine di indicare un percorso che, non trascurando il fascino

    della tradizione popolare, porti a vivere la religiosità intensamente col cuore, senza

    alcun pregiudizio. Le opere descrivono sensazioni dinamicamente in evoluzione,

    ove gli elementi del ricordo si intersecano senza risaltare, ma sembrano essere

    fagocitati dal vorticoso incedere verso il futuro; il tutto si avvale, inoltre, di una

    vivace gestualità che riesce a sviluppare il concetto d’infinito e di distacco dalla

    materia, con esili connessioni fatte di movimenti liberatori ed invasioni cromatiche

    in un procedimento teso all’equilibrio spaziale di ogni concetto; è questa ricerca di

    un equilibrio estetico a permettere il recupero della memoria storica e la convergenza

    verso una sintesi della realtà. Gli spazi vibrano in sospensione alla ricerca

    di sospensioni sconosciute ove l’espressività più genuina in un tessuto narrativo

    è filtrata dal proprio retaggio con l’armonia di risonanze e di tensioni, di struggenti

    di Carlo Roberto Sciascia malinconie e di motivi inquietanti.

  • A colloquio con Enzo Elefante sembra di essere alla ricerca del tempo perduto,

    in un recupero della storia. Soggiornare nel suo studio può essere paragonato ad

    una passeggiata tra le ricchezze della nostra terra, in un contesto estremamente

    piacevole e con una guida esperta. I suoi quadri troneggiano nello spazio e raccontano

    della loro creazione, della loro evoluzione, dei loro segreti richiami alla cultura

    profonda, vera, artigianale. <Nella mia ricerca pittorica ho avuto molte esperienze

    tecniche. L’olio, la tempera e gli altri materiali mi hanno consentito di cercare un

    linguaggio il più vicino possibile alla mia natura. In quest’ultima fase di lavoro sono

    approdato alla tecnica della carta intagliata e incollata, anche detta Papier collè,

    essa mi dà l’opportunità di usare contemporaneamente materiali diversi tra loro e

    di disegnare direttamente con la carta sulla tela>. Il rapporto di Enzo Elefante con

    la materia è sempre stato estremamente determinante nella realizzazione dell’opera.

    L’artista segue meticolosamente tutti i passaggi e le fasi della sua creazione.

    <Mi sono sempre molto occupato e preoccupato della materia. Preparo io stesso i

    colori e i supporti su cui intervengo. Delineo le composizioni e le figure di carta su

    strati colorati che sovrappongo con diverse tonalità cromatiche. Quando dipingo

    cerco di determinare un rapporto tra segno e colore. Ogni forma o ogni tinta sono

    organizzate secondo un’esigenza di equilibrio, ogni parte è legata all’altra in un

    rapporto preciso, consequenziale, un gioco di ritmi come nella poesia. Il più delle

    volte mi lascio andare all’intuizione. Se sarà ben realizzata saprà esprimere e rivelare

    un universo espressivo sommerso>. Giocare con le forme, con il colore, con

    le tecniche trasporta Elefante a confrontarsi con il caos dell’immaginazione e della

    realizzazione, creare con la mente è ben diverso dal creare manualmente. Intercorre

    un lasso di tempo che può confondere le due fasi e sovrapporle impedendo

    l’idea originale. <Esiste un caos iniziale su cui elaboro una soluzione equilibrata.

    E’ una sfida continua, una motivazione a proseguire questo gioco estenuante con

    me stesso. Ciò che caratterizza l’inizio di questo meccanismo è la sua istantaneità.

    Esso non ha parametri spaziali, né mentali, né temporali, creo nei miei lavori un

    mondo magico dove le forme, i colori, le emozioni e le sensazioni sono riviste e

    rappresentate in un clima di ricordo e di felicità. E’ un ritorno ad un’infanzia perduta>.

    Ma la vera “ricchezza” delle opere di Enzo Elefante consiste nella raccolta e

    nel riutilizzo di materiale antico per la costruzione di simbologie e significati diversi.

    Una sorta di “ecologia culturale” dove nulla va perduto, un riciclaggio continuo di

    frammenti e particolari della nostra storia, sono materiale ed energia a buon mercato

    da cui attingere direttamente, dall’ambiente in cui si vive. <Cerco il significato

    delle cose in se stesse nella natura, mi consegno con tale abbandono alla spontaneità

    e con immensa fiducia alla casualità. Deposito sulla superficie delle mie tele

    fantasmi del mio io profondo. Tutto questo costituisce una sorta di lettura interiore

    e di sdrammatizzazione delle mie paure>.